Transizione ecologica e digitale, ambiente, mobilità sostenibile, innovazione tecnologica… Questi sono solo alcuni degli elementi che fanno ormai parte delle sfide quotidiane affrontate dalle aziende, non ancora pronte a gestire le tecnologie emergenti – come Intelligenza Artificiale, Blockchain e Big Data – che potrebbero invece supportare attivamente la ricerca di un business sempre più green.
Infatti, se è vero che stiamo assistendo ad una crescente consapevolezza rispetto alle tematiche di sostenibilità e alla presa di coscienza di un’attualissima crisi ambientale, l’inarrestabile trasformazione digitale non deve essere vista come un nemico. Anzi. Le nuove tecnologie rappresentano, di fatto, i principali abilitatori per la costruzione di economie e società più sostenibili, grazie alle loro capacità di abilitare nuovi modelli di consumo, produzione e lavoro. Vediamo perché.
Transizione Ecologica vs Transizione Digitale?
Entrambi processi globali e irreversibili, crisi climatica e rivoluzione digitale non devono essere viste come avversarie, piuttosto come sfide da affrontare con un approccio olistico, capace di conciliare il rispetto per l’ambiente e il benessere di persone e comunità: non si può quindi ricercare una sostenibilità che sia ambientale, economica, sociale, aziendale, se non accompagnata dalle tecnologie digitali.
Lo conferma il Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, Stefano Epifani: “La sostenibilità digitale indica nel contempo il ruolo delle tecnologie digitali quali strumenti per lo sviluppo di un futuro sostenibile e la direzione da dare alla tecnologia digitale perché sia sviluppata sulla base di criteri di sostenibilità.”
Proprio Epifani ha espresso con chiarezza il concetto di sostenibilità digitale, che indica le direttrici da seguire affinché le nuove tecnologie possano contribuire allo sviluppo di un mondo migliore – non solo dal punto di vista ambientale, ma anche per quanto riguarda i risvolti della tecnologia sulla società e sul benessere delle persone. Secondo la Global e-Sustainability Initiative (GESI), le tecnologie digitali ci aiuteranno a raggiungere tutti i 17 obiettivi delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostenibile indicati nell’Agenda 2030: questo vuol dire che il digitale, utilizzato consapevolmente a favore dell’ambiente, rappresenta un valido alleato nella lotta contro le sfide ambientali.
Green Computing: sostenibilità e tech
La tecnologia non può essere vista solo come un aspetto che influenza positivamente l’ambiente: ad oggi il settore informatico rappresenta il 3% delle emissioni globali di CO2 e contribuisce al 76% dell’esaurimento delle risorse non rinnovabili in tutto il mondo. Secondo un rapporto dell’ONU del 2019, sono stati generati 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, di cui solo il 17,4% sarebbe stato riciclato. E i data center? Sono responsabili del 4% delle emissioni globali di gas serra.
Eppure, la tecnologia utilizzata nel rispetto dell’ambiente non è più solo un ideale. Ci riferiamo ad un nuovo ambito di studio: il green computing o green IT, ovvero lo sviluppo di tutto ciò che concerne il mondo dell’elettronica in ottica di sostenibilità ambientale. Dalla progettazione, all’uso, fino allo smaltimento degli apparecchi, il processo viene gestito grazie all’impiego di energie rinnovabili, riciclo dei dispositivi, consapevolezza e rispetto delle responsabilità etico-sociali.
L’innovazione digitale risulta quindi un aspetto fondamentale per costruire un futuro sostenibile, grazie a tecnologie che, se progettate nel modo giusto, sono funzionali alla ricerca di soluzioni in grado di ridurre gli sprechi, supportare l’adozione di modelli di economia circolare e, infine, valorizzare il concetto di riciclo e di riuso.
Quali tecnologie digitali per un’azienda sostenibile?
In buona sostanza, la digitalizzazione aiuta la sostenibilità aziendale in modi diversi a seconda del settore in cui le organizzazioni operano. Ecco alcune delle innovazioni di cui le imprese possono beneficiare per trasformare in ottica sempre più sostenibile il loro modus operandi:
- Internet of Things (IoT, Internet degli oggetti) che, tramite l’utilizzo dei cosiddetti “smart objects”, riduce i consumi, i rifiuti e gli sprechi di risorse.
- Realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) come alleati utili per mostrare a clienti campioni di prodotto digitali, riducendo di fatto la produzione fisica (e di CO2).
- Blockchain, come database per la gestione di transazioni crittografate che assicura una trasparenza in grado di stimolare in tutta la supply chain pratiche più sostenibili.
- Altre tecnologie apparentemente “minori” come firma digitale, posta elettronica certificata, identità digitale e cloud computing che, dematerializzando i documenti, consentono lo svolgimento in remoto di diverse procedure che normalmente richiedono spostamenti, producendo ulteriore inquinamento.
bbrand e la sua responsabilità ambientale
bbrand, startup e innovation company che offre servizi di consulenza alle aziende che vogliono trasformare e innovare il proprio business in ottica digital, è attenta e sensibile alle tematiche di sustainability.
Per questo motivo, oltre a promuovere una serie di best practice all’interno della struttura aziendale, aderisce alle iniziative di Treedom, il primo sito web al mondo che permette di piantare un albero a distanza e seguire la sua crescita online.
In bbrand sosteniamo Treedom, che fa parte dal 2014 delle Certified B Corporations – il network di imprese che si contraddistinguono per elevate performance ambientali e sociali. Tre anni fa abbiamo fatto il primo passo nella direzione di Treedom, scegliendo di piantare in Ecuador Salomé, il nostro albero di Caffè. Oggi Salomé è molto più di una pianta: è diventata simbolo e testimonianza del nostro credo ambientale che va avanti e presto si aprirà a nuove iniziative, sempre nel segno del green.